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La Grande Esplosione

Il XX secolo possiamo considerarlo in vario modo. A me piace considerarlo come il secolo delle esplosioni, in tutti i campi (scientifico, tecnologico, sociale), e di tutte queste quella demografica (boom) è una conseguenza trasversale. Si possono fare i nomi dei principali responsabili di queste esplosioni, per esempio Albert Einstein che ha cambiato il corso della ricerca fisica e ha aperto la strada per l’esplosione atomica; un certo Henry Ford (che già conosciamo) che ha spinto l’umanità verso la motorizzazione globale, creando un mondo iperconnesso, ma inquinato e dipendente dal petrolio, incapace ormai di tornare indietro. Ford come vedremo ha anche un ruolo nell’aumento della popolazione. E infine, sconosciuto ai più, il signor Fritz Haber (anche di lui abbiamo già parlato), chimico tedesco che si stima che da solo sia responsabile dell’esistenza di circa quattro degli otto miliardi di persone che popolano la terra, e per questo ha vinto il premio Nobel. Niente male per un criminale di guerra. Tutti uomini intelligenti e tenaci, che insieme a tante altre persone ugualmente tenaci, donne e uomini del Novecento, hanno cambiato il mondo: tutti a fin di bene ma con risultati devastanti.

Le persone come me, nate intorno alla metà del 1900 o subito dopo, sono chiamate affettuosamente boomers, ossia “figli dell’esplosione”. Noi abbiamo assistito al più rapido incremento della popolazione mondiale, che ha conosciuto una crescita superiore al 2% all’anno. Nell’anno in cui sono nato la popolazione mondiale stimata era di poco più di due miliardi e mezzo di persone, mezzo miliardo in più di quando è nato mio padre (1921). Andando indietro, ai tempi di Napoleone (1800) i Sapiens raggiungevano a malapena il miliardo, e quando Colombo scoprì l’America il totale era meno di 450 milioni. Un ben noto grafico mostra il fenomeno in modo drammatico:

Sembra chiaro che la curva, già in crescita rapida dall’inizio della Rivoluzione Industriale, proprio all’inizio del 1900 subisce un’impennata che ha dello sbalorditivo, arrivando dopo il 1950 a diventare una retta che punta dritta ai 10 miliardi, cifra che si suppone verrà raggiunta nel 2050. Solo nell’arco di una vita, la mia, l’umanità ha triplicato la sua presenza sul pianeta.

I progressi precedenti al 1900 si spiegano con facilità. Basta considerare l’aumento della speranza di vita, passata dai 40 anni dell’800 a circa il doppio di oggi grazie allo sviluppo della medicina; la maggiore efficienza dei sistemi produttivi legati allo sviluppo industriale e ai mezzi di trasporto rapidi e affidabili; le migliori condizioni igieniche e abitative dovute allo sviluppo scientifico. Una migliore nutrizione, si sa, favorisce la fertilità, e dunque le coppie procreano più figli, che hanno migliori probabilità di sopravvivere. Ora la tendenza si sta abbassando per diversi motivi, e questo favorirà forse l’appiattimento della curva, che d’altronde non può crescere all’infinito. Tutto questo vale fino a circa il 1920. Ma cosa è successo dopo?

Qui entra in scena prima Ford con le sue automobili, e poi Haber, il chimico. Due persone caparbie che sapevano ciò che volevano.

Di Henry Ford si parla nel volume Ford Modello T, nel quale il personaggio viene sviscerato in tutta la sua lucida follia. Oltre ad occuparsi di automobili, Ford, che veniva da una fattoria del Midwest, aveva un altro sogno: quello di promuovere un’agricoltura efficiente e moderna. Era nemico dei vecchi sistemi a trazione animale. Quando il suo trattore Fordson si diffuse nelle grandi fattorie, e i cavalli vennero via via “licenziati”, gli Stati Uniti si accorsero di poter disporre di milioni di ettari non più usati per il foraggio: il “foraggio” dei trattori era il petrolio che zampillava dai pozzi del Texas. Quella fu una prima impennata produttiva. L’aumento dei campi coltivabili a cereali e il conseguente abbassamento del prezzo migliorò l’economia della popolazione statunitense, favorendo lo sviluppo demografico. Questo capiterà a tutto il mondo industrializzato, a partire dall’Inghilterra e fino alla Russia. C’era però un problema, ed è qui che entra in scena Fritz Haber.

Prima di proseguire, vi suggeriremmo di rileggere l’articolo relativo ai Nitrati, che racconta la storia dei fertilizzanti, passando per il traffico del guano cileno e le altre vicissitudini legate alla prima guerra mondiale. Il succo è il seguente: l’aumento delle tecnologie agricole a poco serviva, se la fertilità dei campi si impoveriva di anno in anno. Verrebbe da pensare che avesse ragione il pastore protestante Malthus alla fine del 1700, il quale scrisse un libro nel quale dimostrava che, qualunque cosa si facesse, la crescita demografica si sarebbe scontrata con la produttività della terra, creando un sistema stazionario. Infatti gran parte della produzione agricola ha bisogno dell’azoto, e questo elemento è molto scarso nei terreni, e si può solo riciclare. Da qui l’uso dei fertilizzanti organici come il guano, il letame o il compost per i piccoli produttori, o la “rotazione” delle colture che permette a un campo di riprendersi prima di essere nuovamente coltivato a frumento. Infatti certe altre colture, come i piselli o il trifoglio, sono in grado di fissare l’azoto atmosferico e cederlo in piccola parte al terreno.

L’azoto è estremamente abbondante in natura: ci nuotiamo dentro dato che è il costituente principale dell’atmosfera. Non è facile da utilizzare in quanto è una molecola inerte (infatti si usa anche per conservare cibi freschi): ci provarono in tanti e si scontrarono con problemi enormi, tanto da arrivare a decretare l’impossibilità dell’utilizzo pratico dell’azoto atmosferico. Facevano qualcosa in Danimarca, sfruttando quantità spaventose di energia prodotta da alcune centrali idroelettriche, ma ben poco rispetto alle necessità. Solo un oscuro chimico tedesco, Fritz Haber appunto, continuò con testardaggine a fare i suoi esperimenti, e nel 1912 ottenne i primi risultati incoraggianti – almeno per lui, dato che era circondato dallo scetticismo e dalla derisione. Fu fortunato, e la Germania con lui: incontrò l’industriale Bosch che lavorava alla BASF, e con lui mise in piedi un procedimento industriale nel quale entravano aria e gas metano, e ne usciva ammoniaca. Il primo passo verso i concimi azotati (nitrati) era fatto. Poi ci fu la guerra devastante, durante la quale i nitrati si usarono per fare esplosivi e la formula di Haber fu mantenuta segreta. Dopo la guerra, persa dai tedeschi, il mondo intero poté accedere agli impianti e prendere nota del processo Haber-Bosch, replicandolo dappertutto. È l’inizio dell’agricoltura intensiva su scala mondiale.

Siamo circa nel 1930, e da allora il “ciclo dell’azoto” diventa una semplice questione di gettare del fertilizzante nei campi. Niente più guano, niente più rotazione delle colture, niente di niente. Solo campi, distese sterminate di campi coltivati con una sola specie vegetale: il frumento, oppure l’orzo, oppure il mais o comunque una coltura destinata direttamente alla produzione. Pochissimi anche i contadini, grazie alla meccanizzazione fordiana ormai arrivata alla massima sofisticazione. La maggior parte di questa produzione va all’industria zootecnica: carne bovina, latte e derivati, maiali e pollame, tutto in produzione intensiva grazie ai mangimi economici. Una parte minore del prodotto agricolo va all’industria degli alimenti per l’uomo. Fiocchi di cereali per la colazione, pane bianco, ananas, tofu… tutto proviene dalle sterminate monocolture derivanti dal processo di Haber, che ancora oggi resta valido e insuperato. Il prezzo degli alimentari crolla a livelli mai visti prima, che si tratti di vegetali o di carne, o anche di pesce che viene anch’esso allevato con mangimi industriali.

La popolazione si impenna, non solo, ma comincia pure a ingrassare, cosa che non si era mai vista nei secoli precedenti. Cibi ultraprocessati, dolcissimi, estremamente calorici, grassi, “buoni” attirano e confortano i miliardi di esseri umani che stanno perdendo pian piano il contatto con l’ambiente che avevano occupato per migliaia di anni.

E il resto? Il resto, tutto, si sta impoverendo. Una monocoltura richiede l’uso massiccio di diserbanti che vengono irrorati con gli aerei. Con le “erbacce” vanno via anche gli insetti volanti, tra cui tanti impollinatori, i vermi e i lombrichi, che prima facevano un lavoro di ammorbidimento del terreno. Avete notato che stanno scomparendo le mosche e i moscerini che un tempo si spiaccicavano a migliaia sui parabrezza delle auto? La terra diventa arida e compatta, polverosa. Serve sempre più energia per dissodarla. L’aumento continuo della popolazione richiede un ulteriore aumento delle superfici coltivabili, e quindi l’abbattimento di foreste e di altre distese naturali. Inoltre i nitrati e gli altri fertilizzanti, essendo solubili in acqua, percolano e si diffondono in laghi e fiumi creando il fenomeno dell’eutrofizzazione, che a lungo andare impoverisce l’acqua di ossigeno, e dunque uccide pesci e altre specie che prima abitavano gli specchi d’acqua. Una certa parte, sotto forma di protossido di azoto, va nell’atmosfera e ci resta molto a lungo, oltre cento anni. Si tratta di un potentissimo gas serra, 200-300 volte più potente della famigerata CO2, e contribuisce notevolmente al cambiamento climatico. Vi basta? Purtroppo c’è dell’altro, ma meglio fermarci qui.

Ne è valsa la pena? Forse sì, certamente dal punto di vista evolutivo, dato che a quanto pare lo scopo delle specie è quello di moltiplicarsi quanto più è possibile: dunque quei quattro miliardi di persone che non ci sarebbero senza il lavoro cocciuto di Haber devono ringraziarlo per questo. E forse tra questi ci sono alcuni destinati a grandi scoperte a favore dell’umanità e dell’ambiente. Purtroppo però a essere così tanti non si vive meglio, e non si fanno vivere meglio i nostri cugini viventi, animali e piante che condividono il nostro pianeta.

Qualcuno sostiene che la vera età dell’oro per l’umanità sia stata il lungo periodo in cui pochi milioni di individui si dedicavano alla caccia e alla raccolta, ed è terminata con la rivoluzione agricola. Quella fu la prima esplosione demografica, e anche allora non coincise con un miglioramento delle condizioni medie della popolazione. Anzi, fu l’inizio delle divisioni in classi sociali e dello sfruttamento del lavoro umile… Ma questa è un’altra storia.

Zer037, agosto 2024

Addendum: ho definito il signor Fritz Haber “criminale di guerra”. Infatti, prima di dedicarsi al ciclo dell’azoto si occupava di gas di cloro (la terribile iprite): quello che venne utilizzato durante la prima guerra mondiale, vigliaccamente, per ustionare e uccidere orribilmente centinaia di migliaia di soldati alleati privi di difese.

Fritz Haber (1868-1934)
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