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42.000 anni fa la fine del mondo (quasi)

Nel mio libro Doppio Sei (Xedizioni 2021), un breve saggio su tutte le “fortune” che hanno accompagnato la Terra fino allo sviluppo della vita intelligente, faccio un breve accenno alla protezione offerta agli esseri viventi dal potente campo magnetico che circonda il nostro mondo. Quell’invisibile guscio fa da scudo alle particelle cosmiche che continuamente bombardano la nostra atmosfera, deviandole opportunamente e rendendole innocue. Altri pianeti, per esempio Marte, non sono tanto fortunati e non possiedono un campo magnetico. I raggi cosmici e il vento solare hanno campo libero e devastano tutto, strappando l’atmosfera e danneggiando qualunque molecola complessa. Figuriamoci cosa potrebbero fare sul DNA di un essere vivente! Tra l’altro questo è un motivo per cui non riesco a immaginare una “migrazione” su Marte, come favoleggiato recentemente da qualche miliardario. Senza opportuni scudi protettivi di notevole spessore ogni essere vivente sarebbe esposto al rischio di continue mutazioni genetiche, fino probabilmente all’estinzione.

Ebbene, tutto ciò è quello che è accaduto proprio sulla Terra 42.000 anni fa. Se vi capita di poter fare un viaggio con la macchina del tempo, vi sconsiglio caldamente di portare l’indicazione verso il 40.000 a.C. A parte il freddo, dato che eravamo nel pieno di una glaciazione, vivreste momenti veramente brutti: cieli notturni luminosi come il giorno ma con colori lividi e violacei, cataclismi atmosferici, incendi di foreste, grandi animali in agonia, compresi i nostri cugini Neanderthal, che in quel periodo hanno preso una bella batosta, forse definitiva. E noi? Homo Sapiens già c’era, e si stava evolvendo rapidamente. A scuola si impara che l’uomo primitivo viveva nelle caverne. Potrebbe essere proprio quella abitudine ad aver salvato alcuni dei nostri progenitori dall’estinzione. Ma cosa era capitato? E, cosa più importante, come l’abbiamo scoperto?

Risposta alla prima domanda: nei cinquecento anni che partono più o meno dal 40.000 a.C. il campo magnetico terrestre si è invertito: il polo Nord e il Sud magnetici si sono scambiati di posto. In seguito, nei 250 anni successivi, pian piano le cose sono tornate a posto. La causa di questo comportamento non è del tutto chiara: forse c’entra in qualche modo l’attività solare. Sta di fatto che, durante l’inversione dei poli, c’è stato un periodo di qualche centinaio di anni durante il quale il campo era talmente debole da non essere più efficiente come scudo cosmico: la Terra era nuda. Raggi cosmici e venti solari spazzavano il suolo e il mare, bombardando gli organismi viventi e rendendoli sterili o mutanti, o semplicemente uccidendoli. I primi a capitolare saranno proprio gli animali di grandi dimensioni, che offrivano un bersaglio grosso. Sappiamo che a quel periodo risale una delle grandi estinzioni di massa che hanno segnato la storia della Terra nei milioni di anni dalla nascita della vita.

Seconda domanda: come l’abbiamo scoperto, e come possiamo datare con precisione questo evento? La scoperta risale a molti anni fa, dall’esame di sedimenti geologici, ma la datazione esatta si è potuta avere solo recentemente, grazie allo studio di alcuni alberi semifossili in Nuova Zelanda e all’esame del Carbonio 14 (14C) in essi contenuto. Tutto ciò merita forse due righe di spiegazione.

Partiamo dal radiocarbonio. I raggi cosmici che entrano nell’atmosfera se colpiscono un nucleo di azoto possono trasformarlo in un isotopo radioattivo del carbonio, il 14C appunto. Questo si combina con l’ossigeno e forma anidride carbonica (CO2), che entra nel ciclo della vita, nelle piante e negli animali. Come tutte le sostanze radioattive col tempo decade. In base a quanto 14C resta in un residuo organico si può stabilire quando è vissuto. In tempi normali la quantità di radiocarbonio fissata da una pianta è costante di anno in anno, ma se c’è stato un forte aumento di raggi cosmici, e se la pianta è un albero plurisecolare, allora alcuni cerchi del tronco mostreranno l’anomalia e permetteranno di datare perfettamente l’evento che l’ha provocata.

In questo caso la pianta è il poderoso Kauri Neozelandese, un albero che può raggiungere i 50 metri di altezza e i 10 di circonferenza, e inoltre può vivere oltre mille anni. Alcuni di questi alberi, vissuti oltre 40.000 anni fa, si sono conservati in uno stato quasi fossile nelle paludi neozelandesi. La sezione di un tronco mostra tutti i cerchi di accrescimento, anno per anno per tutta la vita della pianta. Come un libro di storia annotato con estrema precisione. Questo libro ha permesso di datare, e di valutare esattamente l’entità dell’inversione magnetica.

Torniamo a quell’epoca del Pleistocene. Piccole fluttuazioni del campo magnetico ci sono sempre state, e tuttora si rilevano, sia come direzione sia come intensità. Non però così globali come quella di allora, che prende il nome di Escursione di Laschamp, dalla regione francese dove per prima è stata rilevata nei sedimenti geologici. Ce ne sono state molte altre nella storia del mondo, oltre 183 negli ultimi 90 milioni di anni, spesso di lunga durata, migliaia e migliaia di anni. Questa durò poco, ma innescò una serie di eventi drammatici che ebbero conseguenze di vasta portata per il nostro pianeta che già era molto abitato. Sembra la trama di un film dell’orrore: lo strato di ozono andò distrutto, si scatenarono tempeste elettriche fino ai tropici, dove i venti solari generarono spettacolari aurore, l’aria artica si riversò sull’Europa e il Nord America. Durante questi eventi, la vita sulla Terra fu esposta a un’intensa radiazione ultravioletta, l’uomo di Neanderthal e gli animali giganti noti come megafauna si estinsero, mentre l’uomo moderno cercò protezione nelle caverne, e riuscì così a sopravvivere. Lo dimostrerebbero le pitture rupestri presenti in molte caverne, molte delle quali sono databili proprio intorno a quel periodo. Tutto ciò è raccontato in numerosi articoli scientifici, tra cui uno pubblicato online dalla rivista britannica The Conversation. Potete leggerlo qui.

La domanda finale è: potrà capitare nuovamente? In effetti, non sapendo cosa abbia generato quel cataclisma preistorico, non siamo neppure in grado di prevederne la ricomparsa. Fa parte di quelle minacce immense che da sempre mettono alla prova la vita sulla Terra, come l’impatto di un grosso meteorite o una mega tempesta solare, come quella del 1859, nota come Evento di Carrington. Ma di questo vi racconto un’altra volta.

(Ringrazio il Consorzio Zer037 per l’ospitalità) L. Mureddu febbraio 2025

P.S. Un articolo veramente completo sull’argomento è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science nel 2021, precisamente nel Vol 371, N. 6531 (19 Feb 2021) pp. 811-818. Potete scaricarlo e leggerlo dopo registrazione gratuita al sito.

P.P.S. Per chi ha letto la Guida Galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams, ecco un piccolo video ironico che tratta della grande domanda finale, della sua soluzione e di una PaleoApocalisse:

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