Continuiamo il discorso sull’intelligenza artificiale, già affrontato in altri articoli di questo blog. Chi è abbastanza vecchio o ha letto qualche libro sull’argomento, si ricorderà che l’AI è venuta a ondate nella storia dell’informatica. Già negli anni ’60 del secolo scorso sembrava cosa fatta: scherzando e ridendo ci si figurava un futuro prossimo popolato di robot ubbidienti e capaci di apprendere. Poi però l’argomento fu abbandonato per quasi un ventennio: occorre aspettare gli anni ’80 e ’90 per sentir parlare di “sistemi esperti” e di altre applicazioni delle reti neurali, degli algoritmi di “deep learning” eccetera. Cose di cui abbiamo parlato qui. Ora. come avrete notato, ci risiamo. L’AI è sulla bocca di tutti, e persino in Parlamento si discute di come affrontare i problemi che ne deriveranno. Si comincia nuovamente a parlare di superintelligenza.
Nel 1956 il grande Isaac Asimov, padre della fantascienza moderna, scrisse il racconto breve The last question (L’ultima domanda), che probabilmente tutti gli appassionati conoscono. Fu pubblicato nel numero di novembre della rivista Science Fiction Quarterly, e poi in alcune raccolte. In seguito Asimov sostenne che quello fosse il suo miglior racconto di fantascienza, se non addirittura il migliore in assoluto. Modestia a parte.
Merita di essere letto oggi: ci si trova proprio tutto ciò che abbiamo, dal web allo smartphone, fino ad Alexa. Ma soprattutto ci si trova la superintelligenza, e si capisce perfettamente cos’è e come funziona.
Il protagonista è il computer, che già nel 2061 si “autoregola” e si “autoripara”. Nessun essere umano è più in grado di capirne completamente il funzionamento, e quindi di metterci mani. La prima versione, denominata Multivac, ha studiato e realizzato un sistema di approvvigionamento di energia dal sole sufficiente per tutta l’umanità, in modo che si possa abbandonare i combustibili fossili e l’uranio. Non dimentichiamo che il racconto fu scritto nel 1956, e allora l’energia nucleare era la grande promessa. Asimov si proietta già nel secolo delle energie rinnovabili. Il Multivac non è capace solo di conservarsi in funzione, ma anche di “imparare”, tanto bene da poter costruire delle repliche di se stesso sempre più evolute e potenti. Così nel racconto, che salta di milioni di anni in milioni di anni, compare sempre una nuova versione di AC (sta per “Analog Computer”), da Planetario a Galattico a Universale a Cosmico, sempre più compatto, sempre più intelligente, sempre più oscuro per gli umani, che gli si devono affidare per tutto: vivere, viaggiare, conoscere.
Grazie alle cure di AC anche l’uomo si evolve, fino a diventare immortale e a colonizzare tutto l’universo. Ma una consapevolezza lo tormenta: l’universo finirà, come tutte le cose fisiche. È il principio dell’entropia, ossia dell’aumento continuo del disordine e della dispersione dell’energia. Ecco perché, nelle varie fasi del racconto, spunta sempre la domanda che un uomo porge al AC di turno: “Sarà mai possibile invertire la freccia dell’entropia, per ridare ordine al caos?” Invertire la freccia dell’entropia permetterebbe di far nascere nuove stelle, riportare indietro le galassie disintegrate, insomma far ringiovanire un universo decrepito. Ma ogni volta AC risponde: “Non ho abbastanza dati per formulare una risposta significativa”. È questa l’ultima domanda, quella che una versione finale di AC, ormai dematerializzato e residente nell’iperspazio, cerca ancora di risolvere quando ormai anche l’Uomo è scomparso. Alla fine una risposta ci sarà, ma non vogliamo rivelarla qui per non rovinare la lettura. A proposito, abbiamo curato una traduzione del racconto, e ve la proporremo prossimamente su queste pagine.
Qui, ci interessava solo mostrare cosa si intende per superintelligenza: un’intelligenza superiore a quella del cervello umano (già spaventosamente potente e dal funzionamento oscuro), che sia in grado di una propria evoluzione, esattamente come se si trattasse di una nuova specie vivente. Qualcuno dice che si raggiungerà la soglia prima della metà di questo secolo: il calcolo si basa sulle curve di crescita della potenza dei computer e sui livelli di microminiaturizzazione. A proposito: in una fase del AC di Asimov, le celle elementari non sono più transistor e neppure le successive “valvole molecolari”, sostituite ora da ondate di sub-mesoni. Una specie di computer quantistico, mica male per un visionario di cento anni fa.
(Zero37, maggio 2023)