C’è stato un periodo, un’epoca d’oro per la cultura “alternativa” in Italia. Uno dei protagonisti fu il mensile Linus, sotto l’apparenza innocente di una rivista di fumetti. Non so se esista ancora, ma so per certo che ha avuto il suo periodo di massimo splendore nei vent’anni dal 1965 al 1985 – tutte le cose, si sa, durano un ventennio al massimo, e spesso è una fortuna che non durino di più. Parlo di Linus qui per una sola ragione: ha avuto il merito di far conoscere e apprezzare i Limerick, le piccole poesiole senza senso di origine anglosassone.
Infatti si chiamano anche nonsense. Come gli Haiku giapponesi, i limerick sottostanno a delle precise regole: sono composti da cinque versi di ritmo più o meno giambico, per chi si intende di poesia. Il primo, il secondo e il quinto verso rimano fra loro, il terzo rima con il quarto. Altra richiesta: il primo verso dovrebbe dare un’indicazione geografica, per esempio una città o uno stato che viene ripetuta nel quinto verso. Il contenuto è libero, e può – o no – avere un senso compiuto. Gianni Rodari è stato un buon costruttore di limerick, spesso di senso compiuto. Ecco un esempio famosissimo:
Un signore molto piccolo di Como
una volta salì in cima al Duomo
e quando fu in cima
era alto come prima
quel signore molto piccolo di Como.
Tornando a Linus, a un certo punto attraverso la rubrica dei “Wutky” lanciò una sorta di concorso: un “giro d’Italia nonsensico” in limerick, nei quali ovviamente dovevano comparire nomi di città e comuni italiani. Ebbe un successo travolgente, tanto che fu necessario chiuderlo per un’alluvione di centinaia e centinaia di componimenti poetici dedicati ai più improbabili paesini della penisola. Ovviamente trovate tutto sull’argomento in numerose pagine web, cominciando dalla mai abbastanza lodata wikipedia (che ha compiuto vent’anni l’anno scorso).
Mi è venuto in mente tutto ciò sfogliando un libriccino che mescola grafica e poesia, nella forma proprio di deliziosi limerick a sei versi. Si tratta di Gatti Italiani, di Dona, un’autrice che lavora di inchiostro e pennarello ambientando i suoi malinconici gatti in varie città italiane. Evidentemente anche Dona ha subito in qualche modo l’influenza dei Wutky di Linus.
Un gatto di Gardone/ quando aveva il magone/ nascosto sopra i tetti/ componeva sonetti/ al lume di un lampione/ sotto il cielo, a Gardone.
Il libro di Dona è edito da Xedizioni (2014) ed è acquistabile direttamente dall’editore o sui soliti canali web.